LA MIA BAMBINA DISABILE SENZA INSEGNANTI DI SOSTEGNO
Anni fa ho adottato una bambina disabile ben consapevole delle difficoltà cui andavo incontro, ma consapevole anche di essere in un Paese civile dove lo Stato, la sanità e la scuola mi offrivano molto aiuto. Come mi sbagliavo! La sanità ha fatto la sua parte e continua a farla nonostante i tagli: a mia figlia viene offerta una riabilitazione di ottimo livello, professionisti preparati e gentili, le vengono offerti tutti gli ausili di cui ha bisogno (sedia a rotelle, scarpe, tutori...), e pure lo Stato ha sempre fatto la sua parte tramite l’Inps. Ma la scuola signora ministro... La scuola è un incubo, è una promessa non mantenuta, è un disonore e una vergogna. Anche quest’anno le insegnanti ci hanno chiesto di portare i fogli per le fotocopie e la carta igienica, ma soprattutto hanno ridotto ancora le ore di sostegno. Mia figlia frequenta una scuola a tempo pieno, cioè resta a scuola 40 ore settimanali. Sa per quanto tempo avrà un insegnante dedicato a lei quest’anno? Sei ore! Sa quante ore aveva alla scuola materna? 18! L’anno scorso ne ha avute 12 e quest’anno 6. E fa la quarta elementare: di questo passo in prima media saremo senza insegnante. Vorrei davvero che lei fosse in grado di sentire sulla sua pelle tutto questo dolore e questa fatica, vorrei che capisse cosa significa stare svegli di notte per costruire schemi che facilitino lo studio a un figlio, vorrei sapere cosa rispondere quando la mia bimba mi dice: «Io quest’anno ce l’ avrò l’insegnante di sostegno? Perché, sai mamma, quando la maestra spiega i miei compagni capiscono ma io no». Rinuncerei volentieri ai privilegi che lo Stato e la sanità danno a mia figlia pur di garantirle un’istruzione degna di questo nome, che possa assicurarle un futuro autonomo; sono disposta a portare a scuola non solo la carta igienica ma anche i gessi per la lavagna e gli stracci per i bidelli, purché lei riesca a trovare i soldi per garantire a mia figlia, a tutti i bimbi disabili e anche a quelli «abili,» un’istruzione come si deve. Faccia qualcosa di più utile che aprire un canale su Youtube per parlare con la gente: la ascolti. Spero che lei apra gli occhi, vada nelle scuole, ascolti insegnanti, alunni e genitori e renda la nostra scuola degna di un Paese civile. ELISA CALEGARI Ieri pomeriggio sono arrivate due lettere indirizzate al ministro dell’ Istruzione che raccontano storie simili. Ne pubblichiamo una per aprire un dibattito sugli insegnanti di sostegno, nella speranza che la risposta ci arrivi proprio da Mariastella Gelmini.